Enrico Crispolti
GIULIANA CAPORALI
La città
Questo “ritorno” di Giuliana Caporali avviene intorno ad un tema preciso: la città. Che è Roma, o meglio è stata Roma, ma poi è divenuta l’immagine smisurata e invadente della metropoli per eccellenza, nei grattacieli di New York.
In realtà immaginativamente la Caporali è trascorsa negli anni da un paesaggio urbano prossimo, familiare, a scala umana, tipicamente romani (il legame della sua pittura con quella di Melli, qualcuno ricorderà) ad un teatro urbano visto come scena distanziante, come profilo d’una invasione imminente. Grattacieli o torri, tutto uno stagliarsi di verticalismi, in volumetrie anonime.
E da un rapporto sensibile immediato, affabulatorio, la Caporali è trascorsa ad un piano immaginario, ove quasi la suggestione nuovissima del profilo innaturale (che si costituisce alla natura) scivola nell’ossessione dell’incubo, e infine il distanziarsi di questo, nella memoria, nel sogno, permette persino un filtro lirico, a volte, e l’immagine severa allora si sfalda in arabesco.
Sembra che il senso di questa progressiva invasione del tema urbano, anzi della sua declinazione metropolitana , nella pittura della Caporali, sia proprio quello d’aver come avvertito un destino, e di combattere nell’accettarlo, e di accettarlo infine, non soltanto per inevitabile, ma a suo modo per fascinoso, persino amabile.
Il profilo urbano sembra così essere divenuto un termine costante di dialogo immaginativo. Il punto di riferimento d’un continuo ritorno, entro il quale tuttavia variano gli umori, le occasioni, le situazioni di sensibilità.
E si motivano persino le diverse elaborazioni, nel tempo, sul piano più propriamente del linguaggio, nel senso di passare da una riduzione ad arabesco di segno, ad un’ analisi di una plasticità elementare, di geometria elementare delle volumetrie verticali insistite e affollate.
D’altra parte in questa dimensione sempre più d un tutto proprio immaginario del volto complessivo, direi dell’idea visiva della città (in una sua riduzione essenziale, quasi di formula visiva), la Caporali può anche muoversi in assoluta libertà di scelte sul piano cromatico, liberata ormai da ogni riscontro naturalistico, e disinvolta invece nello spazio dell’immaginario. Ove colloca una visione di città, non più appunto Roma, ma che subentra, nel suo stesso lavoro, ad una tradizione di paesaggio romano.