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Silvia Sfrecola Romani

GIULIANA CAPORALI

 

 

 

…Orribile a veder, stupendo a dire

 

 

   La citazione virgiliana, se da una parte sottolinea volontariamente il profondo legame dell’artista con la storia dall’altra riesce perfettamente a sintetizzare una ricerca che ruota intorno alla parola ‘mostro’ – cui si riferisce appunto Virgilio – inteso nell’accezione latina di fenomeno, prodigio, divino, straordinario. Dalle vedute romane (case, tetti, giardini) di una Roma di più di sessant’anni fa all’altare di Pergamo di il passo non è breve ma coerente: ripercorrendo infatti la lunga vicenda, artistica ed umana, di Giuliana Caporali, si scopre una donna che ha vissuto sempre dietro ad una finestra, o piuttosto al di qua di un muro, che lei si è costruita fin da subito e sempre di più, man mano che gli anni passavano. Un muro che l’ha difesa, protetta ed isolata, facendola passare indenne, tra vicende ed accadimenti, drammi e tragedie, personali e non: che sia siepe, città o fortezza, che sia storia, mito, leggenda, il ‘muro’ è sempre là, fedele ed incrollabile. Caporali dipinge quello che vede senza oltrepassarlo, né attraversarlo, perché il distacco, per il narratore, lo scrittore ed il poeta, è ciò che consente l’orribile veder e lo stupendo a dir – virgiliano – di fronte al monstrum. Quello di Giuliana Caporali è in effetti un grande racconto, fatto di appunti e frammenti, che lei ha raccolto nell’arco di una vita intera, lunga e intensa. Ed il monstrum o piuttosto dovremmo dire i monstra, sono fenomeni, prodigi e meraviglie di fronte ai quali Giuliana sgrana gli occhi e poi li racconta, amplificandone la componente di sorpresa ed incredulità, ma anche di bellezza ideale ed  intellettuale, all’insegna di uno stupore che potremmo definire palingenetico: e così la torre sul mare sembra un pinnacle rock del Grand Canyon, le città sudamericane assumono le sembianze di impenetrabili fortificazioni mesopotamiche e l’altare di Pergamo diventa la caverna di Platone, ovvero il teatro di un’esistenza sempre sul filo del volere/vedere/sapere.

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